Che genere di grammatica! (06.09.2020)

Sgrammit sceglie una lingua rispettosa dell’identità di genere. Ed è all’avanguardia.

Un recente episodio legato alla (mancata) espressione linguistica dell’identità di genere in un documento presentato al consiglio comunale di Zurigo (https://www.laregione.ch/svizzera/svizzera/1388762/zurigo-guerra-sesso-grammaticale-interpellanza-scatena-bufera) ha riportato alla ribalta la delicata questione della rappresentazione paritaria di femminile e maschile nei testi. Poiché dal maggio 2018 l’ufficio ricevente ha normato l’espressione partitaria dei generi (in luogo del solo maschile generico o inclusivo), l’interpellanza è stata rimandata alla donna politica che l’ha presentata.

In merito, nei Quaderni Sgrammit si è optato per una scelta netta: nelle consegne delle attività ci si rivolge sempre a “bambine e bambini”, “compagne e compagni” e così via. Il punto non è essere ossessionati dal reduplicare i generi, ma essere sensibili a esplicitarli quando ciò ha un peso cruciale nella costruzione dell’identità veicolata dai testi, soprattutto da alcuni testi particolarmente visibili o formativi, come documenti ufficiali e testi scolastici. Per questo, una posizione chiara nei materiali circolanti alla scuola elementare è un piccolo, grande successo. Parlare a “bambine e bambini”, che dialogheranno fra loro come “compagne e compagni”, è un ottimo investimento tipografico in caratteri: la lingua, infatti, non è un mero strumento, ma essa stessa, con le sue categorie, crea il mondo e agisce sul nostro modo di interpretarlo. Anche questo è fare grammatica: una grammatica di genere, per contribuire ad alfabetizzare le future generazioni a percezioni e atteggiamenti spontaneamente paritari. La strada è certamente lunga, ma le bambine e i bambini sono veloci.